Che cosa accomuna l’esperimento sociale di Stanford del 1971 e il linguaggio duro, a volte minaccioso, che molte persone sui social adottano contro chi osa trasgredire le “regole” dello stare in casa o dei decreti governativi? Secondo il Professor Adriano Zamperini, docente di psicologia della violenza e del disagio sociale all’Università di Padova, il comune denominatore va trovato nel processo di deindividuazione. “Quello che ci insegna l’esperimento del Professor Zimbardo a Stanford è che l’individuo, in particolari occasioni, non è più un elemento singolo, ma diventa parte di un gruppo coeso, e si comporta come se avesse una missione da compiere, in questo caso combattere un nemico” – spiega Zamperini. La logica del nemico è stata assolutamente sbagliata e controproducente, questo è quello che pensa lo stesso Zamperini: “Utilizzare un linguaggio militare e paternalistico, parlando di nemico, guerra, battaglia, non ha fatto che generare contrapposizione tra la popolazione, mentre invece si sarebbe dovuta stimolare maggiore solidarietà”. Guarda tutta l’intervista su #Byoblu24
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