22/01/2021
Tra i settori maggiormente provati dall'anno appena trascorso si può senz'altro annoverare quello dello spettacolo: concerti, teatri, cinema hanno subito un tracollo senza precedenti per via di restrizioni che, a partire dagli stessi operatori, sono state percepite come incomprensibili, come ha riferito ai nostri microfoni il regista Moni Ovadia: "Io, le misure che hanno riguardato il mondo della cultura non riesco a capirlo in nessun modo, anche perchè poi ci sono settori che continuano a lavorare. Allora perchè penalizzare gli uni o gli altri? Mi sembra tutto fatto in modo generico e per non correre rischi".
Secondo i dati resi noti da Cinetel, il calo degli incassi nei cinema per l'anno 2020 ha raggiunto il -71,3%, numeri drammatici che raggiungono addirittura il -93% se si prende in considerazione il solo periodo che va dal primo giorno di chiusura delle sale alla fine dell'anno. Se poi si tiene conto che, un po' per via delle tecnologie di fruizione domestica, un po' per via dei servizi di streaming, in Italia negli ultimi anni si è registrato uno stillicidio di sale cinematografiche, non è difficile prevedere che molti cinema non riaccenderanno mai più i propri proiettori.
Per quanto riguarda il teatro poi, i dati comunicati a novembre scorso dall'INPS mostrano un quadro ancora più fosco di quello del cinema, con un calo del fatturato addirittura del 97% nel 2020. Tuttavia, esistono delle eccezioni alle chiusure indiscriminate, ad esempio il prossimo festival di Sanremo:
MONI OVADIA: "Poi di colpo senti dire una cosa incomprensibile: facciamo il Festival di Sanremo col pubblico. Ma come? I teatri vuoti per mesi e mesi e poi si fa un festival con la presenza di pubblico? Per quale ragione? E' molto semplice, perché molto probabilmente ci sono interessi, allora questo non è giusto per l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Allora io dico: la cultura ci fa sentire una comunità nazionale e questo aiuta una società, non la demolisce".
Nel frattempo, il governo inglese ha lanciato una campagna che invita gli artisti dello spettacolo a riciclarsi nel mondo di internet. Un suggerimento che gli operatori d'oltremanica, con alle spalle magari anni di esperienza, di studio, di prove, di gavetta hanno trovato irricevibile e offensivo. Tuttavia, è un ormai un dato di fatto che, anche in Italia, un numero enorme di professionisti è ormai costretto a ripiegare su altri lavori, quando è possibile. Sono il 27% di tutto il comparto del settore secondo l'INPS, in particolare giovani. Lo ha detto anche Michele Placido, intervenuto due giorni fa in Senato:
MICHELE PLACIDO: "Voi capite che qui ci sono futuri attori, futuri, registi, futuri scultori, futuri creatori della nostra bellezza che in questo momento sono fermi, e non è solo un problema di mantenimento. Molti di loro adesso si arrangiano facendo i camerieri dove è permesso servire un caffè oppure le pulizie in un supermercato. Un generazione umiliata. Non so in quale altro paese civile potrebbe succedere tutto questo".
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