"Democrazia in quarantena, come un virus ha travolto un Paese" [https://amzn.to/3b8Tcsx], è il nuovo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, resoconto fedele di quello che è successo negli ultimi due mesi. Per non dimenticare chi dichiarò lo stato di emergenza a fine gennaio, ma poi non fece nulla, e anzi invitò ad uscire e fare gli aperitivi; per non dimenticare gli inseguimenti con le gazzelle, con i droni, con gli elicotteri, le richieste insensate di certificazioni fatte agli anziani sotto casa, scesi per andare a comprare le medicine, o le sanzioni salate alle madri che andavano ad accompagnare le figlie alle visite mediche specialistiche; per non dimenticare le immagini crude - ma false - delle bare accatastate, o la fila dei mezzi militari in coda verso gli inceneritori; per non dimenticare i salotti buoni dei virologi che si contraddicevano a vicenda, e quelli che venivano oscurati sui social network per avere osato mettere in dubbio le "non verità" ufficiali; per non dimenticare i comitati di centinaia di esperti - pomposamente definiti "Task Force" - con i quali il Governo ha definitivamente esautorato il Parlamento e le sue commissioni, nella quasi totale assenza delle opposizioni (aprendo così la strada alla formazione di opposizioni extraparlamentari); e soprattutto, per non dimenticare che la libertà discende dal creatore: appartiene al diritto naturale e non al diritto positivo, tanto più se soppressa a furia di circolari amministrative che non hanno alcuna forza di legge.
Noi, popolo italiano, che abbiamo dato la libertà per scontata, non avendo conosciuto in tempi recenti la schiavitù, oggi dovremmo ascoltare, dalle parole dirette di chi ha vissuto prima di noi, il monito supremo che mette in guardia l'uomo che non lotta per preservare i suoi diritti, perché chi dorme in democrazia, si sveglia in dittatura.
Il virus è dentro di noi, nella nostra testa. E siamo tutti positivi.
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