Vi proponiamo le riflessioni del biologo e saggista Enzo Pennetta riguardo all’eccezionale situazione che stiamo vivendo.
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ENZO PENNETTA - Stiamo vivendo una guerra di religione: non una religione tradizionale con divinità riconoscibili, è una religione simbolica, archetipica, con i suoi rituali, con le sue forme, ma non dichiarate. Una religione che ricorda molto quella azteca, con una divinità che richiede continuamente sacrifici senza mai promettere una salvezza finale, un culto solare quasi, come quello, appunto, di molte religioni dell’antichità: il coronavirus, in fondo, deve il suo nome proprio alla corona solare a cui richiama per forma. È una religione della colpa, che nasce con l’economia, con la colpa del debito pubblico che le generazioni precedenti hanno fatto e come nelle migliori tradizioni ricadono sui loro discendenti, che noi dobbiamo espiare continuamente senza mai pensare di vederlo pagato.
Questa colpa ancestrale e continuativa si è poi trasformata nella colpa ambientale: non la colpa, si badi bene, dovuta alla cattiva gestione dell’economia e all’inquinamento conseguente, ma una colpa attribuita alla nostra stessa esistenza, quindi una colpa personale, ontologica, che mai potremo, anche in questo caso, sperare di espiare e di estinguere. Queste nuove religioni, questa nuova unica religione con tante forma ha i suoi rituali, le sue manifestazioni, come ogni religione che si rispetti: rituali e manifestazioni esterne. Il penitenziàgite dei millenaristi che aspettavano la fine del mondo nel medioevo si manifesta adesso attraverso la mascherina, che sostituisce l’autoflagellazione e la cenere sul capo: dove non era riuscita la religione ambientalista a farci fare penitenza è riuscito il coronavirus. Abbiamo smesso di usare l’auto, abbiamo definitivamente colpevolizzato il trasporto aereo e ci ripieghiamo verso forme più povere di spostamento: la bicicletta, il monopattino, che nulla hanno a che vedere con il problema che si propone, da risolvere, ma che servono, appunto, a esprimere una forma di penitenza e che solamente se noi riusciremo ad espiare, ad avere queste forme di penitenza potremo sperare in una tregua perché, si badi bene, questa divinità non promette mai la felicità, ma solo temporanee sospensioni della penitenza, ammesso che noi riusciamo, appunto, a mantenerci umili e in penitenza continua.
Questa religione ha anche in odio, come molte antiche religioni gnostiche, la materia: ha in odio noi stessi innanzitutto, perché la soluzione principe per ogni problema è la non-nascita e la sovrappopolazione è il pericolo continuamente richiamato, ma l’odio per la materia va oltre a quello per il corpo: si estende a tutta la materia. Questa nuova religiosità non dichiarata ha in odio il denaro contante, vuole la sostituzione con quello elettronico, ha in odio i contatti umani, vuole il lavoro a distanza, vuole la didattica a distanza. Tutto ciò che si svolge tramite internet viene visto come buono: tutto ciò che è contatto fisico, che è la nostra vita, perché l’essere umano è un essere di relazione, è il male. Tutto ciò che avvicina agli altri è male: abbiamo la colpevolizzazione della movida e cioè vivere normalmente, essere contenti, condividere con gli amici è colpa e peccato: sono nati i nuovi bacchettoni, queste nuove forma di bigottismo che vanno e condannano gli altri che osano rompere il tabù e avvicinarsi corporalmente fra di loro.
Questa religiosità si sta affermando praticamente incontrastata: il primo passo per potersi opporre è proprio riconoscere che di religiosità si tratta. Una forma subdola, estremamente moderna che, appunto, non si dichiara come tale, ancora una volta vale la felice frase di Baudelaire che: “l’ultima astuzia del diavolo è quella di far credere di non esistere”.
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